Da Vice del 5 ottobre 2020
di Giulia Trincardi
(Riportiamo un punto, a nostro parere, fondamentale. Per leggere l’intervista completa dal sito di Vice, seguire il link a fondo pagina).
“Quello che succede con internet e con le piattaforme digitali è che non esiste alcun ente pubblico o codice di edilizia o insieme di normative equivalente che dice cosa è sicuro e cosa no. E continuano a dire che le persone hanno dato il loro consenso, quindi va tutto bene, non hanno bisogno di niente del genere. Ma è come dire che le persone non sono obbligate a usare l’elettricità, quindi chissenefrega se l’edificio che ho costruito fulmina gli inquilini, tanto hanno aperto la porta e consentito ai termini di utilizzo.
[…] uno dei primi codici di edilizia moderni è stato creato dopo il grande incendio di Londra. Prima il concetto era “questa è la mia proprietà, costruisco quello mi pare” e all’improvviso un incendio ha distrutto metà della città e si è iniziato a parlare degli interessi che il pubblico detiene in come viene costruita anche una proprietà privata.
[…] Oggi dipendiamo dai codici di edilizia per vivere in modo sicuro e dubito che qualcuno si opporrebbe, dicendo che avere sistemi elettrici sicuri interferisce con interessi privati. Quando consideri lo sviluppo di qualsiasi industria che sia scientifica o tecnologica, è lo stesso.
[…] questo richiede un nuovo tipo di regolamentazione—che non è il GDPR e non sono semplicemente le leggi di protezione dei dati e della privacy; servono nuovi tipi di leggi che capiscano davvero come funziona internet e cosa significa davvero sicurezza digitale e che aspetto deve avere un codice “di edilizia” o di sicurezza per le piattaforme digitali.
Questo costringerebbe le aziende a pensare alla sicurezza all’inizio del processo di progettazione.”
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